Fiabe Australiane

C'ERA UNA VOLTA...

parte seconda

Nel sacco enorme e leggerissimo l’uomo teneva, divise in lettere e in sillabe, tutte le parole per raccontare chissà quali e quante storie di uomini e di animali. Gli bastava aprire il sacco, estrarre qualche manciata di lettere e di sillabe e buttarle in aria, per diventare il Mago-Mercante delle Parole. Difatti il vento le mescolava immediatamente e, in un vortice di giravolte e di piroette, allineava parole e parolein frasi. Nelle Storie, appunto, dei Paesi e delle Genti incontrati dal Mago delle Parole nel suo eterno vagabondare per il mondo.
Neppure gli oceani riuscivano a fermarlo perché la notte, a volte, mentre il Mago delle Parole riposava, il vento, ingordo di storie nuove, lo trasportava al di là del mare.
Cosicché all’alba, mentre il suo sacco assorbiva la luce della Stella Magica, il Mercante di Parole si risvegliava in paesaggi non ancora attraversati e regalava al vento manciate di lettere e di sillabe perché ne raccontasse immediatamente la storia.

Un mattino il Mercante di Parole si risvegliò sulla riva di un mare che bagnava un continente sconosciuto, ignoto anche alle mappe più precise e minuziose.
Mentre il vento gli diceva che era capitato in Australia e il Mercante di Parole sgranava tutt’intorno occhi di stupore e di meraviglia, un’ombra si allungò adagio adagio fino a sovrapporsi all’ombra del suo sacco.
"Come ti chiami?", chiese il Mercante di Parole al bambino che lo guardava con diffidente curiosità.
Il bambino abbassò gli occhi, le mani intrecciate dietro la schiena.
"Come ti chiami?", ripeté l’uomo senza ottenere risposta.

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