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Alla ricerca dei SANTONI |
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"Tu vivi in città piene di luce, mentre per il Baba è difficile quando non cè la luna piena... ", mi dice infine per indurmi a compassione. E poi mi confessa il suo sogno: costruire una big house. "Oh yes, a big house for the Baba!".
Difficile resistergli! Ciò che lo rende simpatico è proprio questa semplicità, questo essere umano al di là della fede, al di là di privazioni e prove per noi inconcepibili. In realtà, la forza dellinduismo, paradossalmente, sta nella sua semplicità, nel gesto che rende sacro anche il quotidiano più banale; a ricordare che anche nella vita di tutti i giorni vi è bellezza, perfino nella mortificazione del corpo, nellabiezione della miseria. I templi indù mi inducono al sorriso, mi mettono di buon umore. Ognuno è la casa di un dio che rappresenta sentimenti differenti. Nonostante alcuni siano stati edificati con levidente intento di incutere timore e spaventare il fedele, lesagerazione cromatica, la grottesca simbologia delle statue finisce per renderli kitsch; bisogna glorificare la divinità, propiziarsene i favori? Allora se ne ricoprono di ori le effigi, le si adornano fino allinverosimile di tessuti dai colori sgargianti, di collane che brillano come astri; Ganesh è benevolo, Parvati è bella e pura, Kali è terrifica, Shiva il Signore del mondo... Tutte le possibili aggettivazioni dellessere esplodono di colori e forme in tono cosi forte da denunciare una certa purezza danimo di fondo, al di là di qualsiasi speculazione teofilosofica. |
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