"E'vero: quando sono particolarmente nervoso dico delle parole che non hanno senso. Mi escono delle bestemmie. So benissimo che sbaglio: se il lavoro mi va per traverso che colpa ne ha quelluomo là?".
Quelluomo là, quelluomo che cè lassù: sono modi di esprimersi che possono far sorridere chi conosce qualcosa di Dio. Basta riflettere un momento per capire che Dio non può essere come noi, un uomo più buono, più intelligente, più potente di noi. Semplicemente non è un uomo.
Eppure questo modo di parlare di Dio racchiude una intuizione profonda: è solo adoperando parole che provengono dalla nostra esperienza di uomini e di donne che possiamo cogliere qualcosa della immensa ricchezza che è Dio.
Nel vangelo di Marco cè un brano particolarmente significativo sotto questo punto di vista. Gesù si trova nellorto degli ulivi nel momento più drammatico della sua vita. Avverte con estrema lucidità quello che lo aspetta.
Si sente talmente schiaccia to dallangoscia da esclamare: "Una tristezza mortale mi opprime"; e, come un bambino pieno di paura, chiede ai suoi tre amici più intimi di non lasciarlo solo: "Fermatevi qui e state svegli". Poi, buttandosi per terra, si mette a pregare e dice: "Abbà - che significa Babbo mio - tu puoi tutto; allontana da me questo calice di dolore. Però sia fatta la tua volontà, non la mia" (Mc 14,16).
Babbo mio! Davanti alla morte nessuno ha voglia di fare teatro; le parole che vengono pronunciate esprimono il massimo di sincerità di cui uno è capace. Quello che Gesù dice ci fa intuire qualcosa del segreto della sua persona.
Cè uno scambio di vita, di amore, di fiducia tra Gesù e Dio così profondo, così totale che noi possiamo tentare di esprimerlo adoperando le parole Padre e Figlio. Nella nostra esperienza umana forse non troviamo un legame tra persone così intenso e così unico come quello che scaturisce dalla paternità e dalla maternità. Nel momento stesso in cui diventi padre o diventi madre, sei sorgente di vita, inizi un rapporto fatto di dono, di comunione. E nulla al mondo potrà cancellare questo essere padre o essere madre.
Analogamente, nel momento stesso in cui esisti come figlio, ricevi una vita che è tua, ma è tua proprio perché ti è donata; sei una persona distinta da tuo padre e da tua madre, ma sei persona proprio perché tuo padre e tua madre hanno posto un gesto di amore.
Adoperando queste parole così significative del nostro linguaggio umano Gesù ci fa conoscere qualcosa della vita di Dio. Dio è comunione; Dio è Padre che da sempre dona tutto se stesso ed è Figlio che da sempre riceve tutto se stesso.
"Babbo mio", dice Gesù quando nella preghiera si rivolge a Dio, proprio come farebbe un figlio che si sente teneramente amato. Ma questa tenerezza tocca tutti coloro che con il battesimo entrano a far parte della famiglia di Dio. È il comando che Gesù da agli apostoli: Battezzate tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ossia, con il segno del battesimo, inserite ogni uomo nella comunione di vita che cè in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito.
Abbiamo ascoltato con quale insistenza lapostolo Paolo ne parla ai cristiani della città di Roma. Noi, che abbiamo ricevuto il battesimo, non siamo più come schiavi che hanno paura e che eseguono degli ordini semplicemente per evitare il peggio. È come figli che diciamo il nostro sì a Dio. E siamo in grado di comportarci come figli, di mettere in pratica i comandamenti che Gesù ci ha insegnato, perché in noi agisce lo Spirito di Dio.
"Ma io sono stanco di vivere in questa famiglia: non ci si ama più, non ci si capisce più. Perché non posso cercare altrove quella felicità di cui ho bisogno?". Lo schiavo cerca di farla franca; il figlio si fida della parola del padre suo.
Ora il modo di amare che Gesù ha vissuto fino alla croce e che propone a noi, è fatto di fedeltà. Dio ama così, senza rimpianti e senza ripensamenti. Ma è difficile! Qualche volta è vero; per questo anche in noi è presente la forza di Dio, il suo Spirito.
Lapostolo Paolo ce lo ha detto: "Quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio, costoro riescono a vivere come figli".
Spirito di Dio, Spirito Santo: è unaltra espressione che adoperiamo per descrivere la ricchezza della vita di Dio. Anche questa parola rievoca un contesto della nostra esperienza umana che può aiutarci a comprenderla meglio. Da noi il desiderio di comunicare, di mettere in comune, che è tipico delle persone che si amano profondamente, si esprime anche con il bacio, un gesto che sembra essere quasi un voler respirare insieme, un comunicare allaltro il proprio respiro.
Respirare e spirare sono parole molto simili; ecco perché limmagine del bacio ci permette di balbettare qualcosa sul mistero di Dio: è nello Spirito Santo che Padre e Figlio sono uniti e si amano.
È fonte si serenità sapere che anche noi, pur con le nostre debolezze e miserie, riceviamo il bacio di Dio, il respiro di Dio; abbiamo in noi lo Spirito Santo che ci rende capaci di vivere come figli di Dio.