Lo dice un'antichissima tradizione. Quando Dio creò gli animali, forse perché stanco dell'immane fatica della creazione degli astri, dei mari e delle piante, si dimenticò di donare le mammelle alle femmine di tutte le specie. Non appena se ne accorse, mandò i suoi messaggeri a radunare tutte le bestie, con gran rullio di tamburi.
"Oggi pomeriggio, diceva il messaggio tutte le femmine di ogni specie e d'ogni razza sono invitate nella grande radura per la distribuzione gratuita delle mammelle: non mancate all'appuntamento!".
Ci fu grande eccitazione e grande attesa. Fin dalle prime ore del mattino un corteo interminabile di bestie grandi e piccole si snodava verso la radura: chi correva, chi saltava balzellon balzelloni, chi spiccava voli da un ramo all'altro. Era proprio uno spettacolo da non perdersi.
Solo la gru incoronata, nobilmente intenta ad ingozzarsi di larve e vermetti, non si curava affatto di quel plebeo via vai.
Nel primo pomeriggio cominciò la distribuzione e le prime mamme ebbero la fortuna di scegliere. La bufala, la vacca, la capra, si presero delle belle tette tonde, rigogliose, capaci e se andarono fiere, facendole ballonzolare ad ogni passo sotto i pancioni fecondi.
La distribuzione continuava, tra urla di gioia e sonori ringraziamenti. La scrofa, mamma elefante, l'asina, mamma giraffa...
La gru, sazia ed accaldata, si riposava intanto sotto gli alberi, all'ombra e se la dormiva pigramente.
Le passarono accanto alcune ritardatarie affannate: "Contessa, tu non vieni?".
Alzò a fatica una palpebra e brontolò roca: "Uffa! Mi lasciate in pace?".
Passarono la iena, la zebra, la gatta, mamma ghepardo...
"Contessa gru, resterai senza tette!". Ma lei scrollò la corona, sollevò sdegnosa il becco e alzò la coda.
Infine, buona ultima, arrivò la cagna a tutta birra.
Passando a pochi metri dalla gru, la vide e frenò, con le zampe puntate nella polvere.
"Contessa gru, sembra che siamo le ultime, noi due! Spicciati!".
"Oh, sono così stanca. Fammi un piacere: prendile tu anche per me, che poi, tornando, me le dai!".
La cagna riprese la corsa, ma nonostante la sua velocità, arrivò che di mammelle ce nera si e no una dozzina, ma tutte piuttosto piccole e flaccide. "Non ce n'è qualcuna un po' più... appetibile?", disse la cagna con una punta di risentimento. "Dovevi venire prima", disse Dio benevolo, "comunque invece di due, puoi prenderne anche quattro o cinque, tanto sembra che non ci sia più nessuno che le vuole".
"Ma... veramente la contessa gru mi ha pregato di prenderne anche per lei...
"Quella pigrona presuntuosa! Non meriterebbe proprio nulla! E va bene, prendile tutte, che poi ve le dividerete".
La cagna si prese tutte le tettine rimaste, ma allontanatasi un po', cominciò a provarsele sotto quel suo ventre snello ed allungato. "Guarda qui: si vedono appena! mettiamone un altro paio, almeno... E no! almeno altri due. Però, mica starebbero male tutte quante in doppia fila! E poi perché dovrei darne a quella gru superba? Anche Dio, che è Dio, ha detto che non merita! ".
E fu così che la cagna si trovò quella sfilza di mammelle e la gru, invece, è rimasta all'asciutto e gonfia il nobile petto per supplire alla mancanza.